Il fascismo investì notevoli sforzi nell'inquadrare i ragazzi e i lavoratori in strutture che erano un misto tra le società sportive, le organizzazioni giovanili e l'esercito. Fu usato nel ventennio fascista come propaganda politica che fece scuola nel resto del mondo. Negli anni '20, nel pieno di questo sforzo di fascistizzazione degli italiani, furono fondate infatti quelle organizzazioni che avevano lo scopo di tenere le persone legate al fascismo. Prima di tutto, l'1 maggio 1925, nacque l'Opera Nazionale Dopolavoro, che aveva il compito di fornire ai lavoratori dei momenti di svago coordinati dallo Stato. invece che bighellonare per la città, magari intenti a discutere di politica con qualche sobillatore, i lavoratori dovevano riunirsi in locali offerti dal Partito e darsi a varie attività ricreative. In questi centri non mancavano giochi come i ping-pong o i biliardi, ma spesso si organizzavano anche gite sociali che permettevano alle famiglie di fare un po' di movimento. 

Ancora più efficiente era però l'Opera Nazionale Balilla, fondata il 3 aprile 1926, riservata ai bambini e ai ragazzi in età scolare. I vari raggruppamenti, divisi per età e per sesso, avevano il compito di formare i ragazzi allo sport e ad attività para-militari. Inoltre dovevano formare nei ragazzi l'identità di corpo, il culto dell'obbedienza, l'amore per la patria e soprattutto per il Duce. Proprio in questo ambito si formò il cosiddetto sabato fascista, un pomeriggio obbligatorio in cui tutti i ragazzi si dovevano radunare con loro compagni per svolgere vari esercizi ed essere contemporaneamente indottrinati al regime. Oltre alle esercitazioni dopo-scolastiche e ai "sabati fascisti", l'Opera nazionale mobilitava i suoi aderenti per adunate e campi scuola (come i "campi Dux", raduni nazionali dei migliori balilla e avanguardisti). L'ONB era articolata in due formazioni principali: quella dei Balilla in senso stretto, comprendente i ragazzi dagli otto ai quattordici anni, e quella degli Avanguardisti, dai quattordici ai diciotto anni. In seguito i ragazzi entravano, come "giovani fascisti", nei Fasci giovanili di combattimento, per essere infine accolti, a ventuno anni, nel Partito.

La divisa di questi ultimi era costituita dalla camicia nera, fazzoletto azzurro, pantaloni grigioverde, fascia nera, un copricapo, un paio di scarponi di color marroncino e infine, in occasione di manifestazioni, quasi sempre venivano dotati del moschetto Balilla. 


Il Ruolo delle Donne

Nell'ottica fascista il principale compito delle donne era la maternità: la loro vocazione primaria doveva essere quella di procreare, allevare i figli e amministrare le funzioni familiari nell'interesse dello Stato. Esse furono invitate fin da piccole a prendere come esempio Rosa Maltoni (la madre del Duce, morta nel 1905), donna disposta a realizzarsi completamente nella maternità. Nello stesso tempo, alle giovani furono offerte varie occasioni di socializzazione, che offrirono loro inaspettate e inedite occasioni di libertà.

Il regime previde la formazione articolata di strutture femminili analoghe a quelle maschili: nacquero così, sotto gli auspici dei Fasci Femminili, le Giovani Italiane (dai 14 ai 18 anni) e le Piccole Italiane (dagli 8 ai 13 anni), associazioni che vennero poste sotto il controllo dell'Opera Nazionale Balilla a partire dal 1929. Dai 18 ai 21 anni si veniva iscritte alle Giovani Fasciste Compito del gruppo delle Giovani Fasciste, costituito presso ogni fascio femminile, era quello di preparare le giovani, educandole alla "fede fascista" e alla missione che il fascismo affidava alle donne.

Sebbene il ramo femminile fosse meno considerato, anche per le bambine e ragazze erano contemplate attività ginniche, ludiche e culturali. Esse intervenivano in divisa alle manifestazioni e alle cerimonie del regime, erano occupate in saggi ginnici, di canto, di recitazione, davano il proprio contributo a tutte le iniziative di carattere benefico e assistenziale, coordinate dalle responsabili (spesso la stessa maestra). La preparazione culturale veniva assicurata da corsi specifici, lezioni, conferenze di propaganda fascista in cui erano tracciati quelli che dovevano essere i caratteri della donna fascista, i suoi compiti e il suo ruolo nella società nuova, nata dalla rivoluzione fascista. Erano curate anche le attività manuali, con corsi di taglio, cucito, ricamo, igiene, pronto soccorso, puericultura, economia domestica.

Le divise femminili erano di linee estremamente semplici: un'ampia gonna nera, con una camicetta bianca, cravatta e piccolo copricapo nero.



Opera Nazionale Balilla

L'Opera nazionale Balilla per l'assistenza e per l'educazione fisica e morale della gioventù (nome esteso, nota come Opera nazionale Balilla, in sigla ONB) fu un'organizzazione giovanile del Regno d'Italia, istituita come ente morale durante il ventennio fascista con legge 3 aprile 1926 e sottoposta all'alta vigilanza del Capo del Governo alle dipendenze del Ministero dell'Educazione Nazionale. A partire dal 1937 venne assorbita dalla Gioventù italiana del Littorio (GIL).


La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso, detto "Balilla", il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746: un'immagine di patriota sfruttata quindi dal regime fascista di Benito Mussolini. 

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